PARERI DAL SOTTOSUOLO
- politicamenteit
- 18 mar 2022
- Tempo di lettura: 3 min
LO SPORT NELLA STORIA

È recente la polemica che riguarda l’esclusione degli atleti russi dalle competizioni internazionali. A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, sono stati molti i provvedimenti presi dalle organizzazioni sportive internazionali per sanzionare gli atleti sponsorizzati dal governo russo, una su tutte la F.I.F.A.. Queste decisioni a primo impatto possono apparire semplicemente come una condanna ideologica verso gli invasori, tuttavia la realtà risulta più complicata di così. La partecipazione ad eventi sportivi internazionali è infatti non solo motivo di vanto per gli stati che vi mandano i loro atleti ma è anche una fonte di guadagni, grazie agli sponsor della nazionale e agli accordi commerciali. Forse però il beneficio più grande che la partecipazione potrebbe avere in questo momento storico per la Federazione Russa sarebbe un’eventuale vittoria sportiva. Da decenni infatti la vittoria sportiva di un paese in aperta contrapposizione con gli altri è narrata come la vittoria di un sistema di valori sopra un altro. Da qui inevitabilmente il valore politico dello sport. L’esempio più famoso di questo fenomeno è facilmente identificabile in Jesse Owens, l’atleta statunitense di colore che vinse quattro medaglie d’oro alle olimpiadi di Berlino del 1936. Alla sua vittoria seguì il categorico rifiuto di salutare Adolf Hitler dal podio, gesto che suscitò enormi polemiche in un mondo cieco che in quegli anni esaltava il regime tedesco. Nonostante questo caso sia il più famoso, non fu di certo l’unico. Nello stesso anno infatti si svolgeva un’altra competizione sportiva di importanza storica: il primo dei due incontri di pugilato tra Joe Louis, “The Bronze Bomber”, e Max Schmeling. Fu uno dei primi scontri simbolici del conflitto tra le idee razziste della Germania nazista, rappresentate da Schmeling, e i primi tentativi di integrazione della comunità afroamericana statunitense, rappresentati da Joe Louis. Il primo incontro si chiuse purtroppo con la vittoria di Schmeling per k.o. al 12esimo round, ma ad esso seguì due anni dopo, nel 1938, la rivincita di Louis, il quale, a differenza del primo incontro, si allenò al massimo delle sue capacità, essendo reduce dalla sconfitta. L’incontro si svolse sotto la lente delle tensioni sempre crescenti di quegli anni e addirittura l’establishment del governo americano sostenne “The Bronze Bomber”, visto come un mezzo per contrapporsi a Schmeling, il quale ai tempi era uno degli atleti più importanti di tutta la Germania. Il secondo incontro si concluse con la vittoria di Louis al primo round per k.o. tecnico. Questo risultato scosse le fondamenta del pensiero razzista di molti tedeschi, in primis di Schmeling che, mentre veniva portato in ambulanza all’ospedale più vicino, passando da Harlem udì i cori in favore di Louis. In seguito a queste vicende Schmeling e Louis divennero grandi amici; la loro amicizia, nata da quei combattimenti, durò fino alla morte dello statunitense nel 1981. Questo è il valore politico dello sport, la capacità del singolo di rappresentare l’intero sistema che lo ha cresciuto, anche qualora questo sistema sia un’oligarchia oppressiva come il regime di Putin. Vale la pena menzionare anche un caso molto simile riguardante l’Italia degli anni ’30 nella quale, per ordine di Mussolini, era impossibile trasmettere le sconfitte o gli atterramenti del campione mondiale, Primo Carnera, su qualsiasi mezzo di comunicazione, sia la radio che i giornali, al fine di tutelare l’orgoglio nazionale.
Che lo si voglia o no manifestazioni politiche e sport sono da sempre strettamente legati e il valore simbolico che quest'ultimo porta, in particolare nelle competizioni internazionali, non può essere sminuito.
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