PARERI DAL SOTTOSUOLO - La crescente importanza della salute mentale
- politicamenteit
- 22 apr 2022
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È ormai entrata nel linguaggio comune l'espressione "sei pazzo" La follia è, per definizione, uno "stato di alienazione mentale determinato dall'abbandono di ogni criterio di giudizio; pazzia, demenza.", ma più si leggono queste parole più viene spontaneo chiedersi "è davvero corretto questo modo di descrivere uno stato mentale così complesso e doloroso, semplificandolo e assolutizzandolo in questo modo. Questa preoccupazione appare però legittima soltanto analizzando superficialmente la questione, indagando infatti più a fondo di scopre che la scienza psicologica sta arrivando, tramite la ricerca ad una comprensione sempre più profonda e dettagliata di queste condizioni, arrivando anche a smettere di definire patologie delle condizioni che, purtroppo, fino a qualche decennio fa sarebbero risultate nelle diagnosi di isteria o follia; il caso più eclatante e discusso di questo tipo di fenomeno è la rimozione della disforia di genere dalla lista dei disordini mentali, avvenuta da parte dell' organizzazione mondiale della sanità negli ultimi tre anni.
Osservando e considerando questi drastici cambiamenti nelle stesse definizioni riguardanti le patologie afferenti alla salute mentale viene spontaneo anche chiedersi quale ruolo abbia, e abbia avuto, in questo processo la normalizzazione dei fenomeni, specie sui social network. È infatti sui social che sempre più estese comunità di persone affette da patologie come l'ADHD, la depressione o disturbi alimentari richiedono riconoscimento e rappresentazione, che fortunatamente stanno ottenendo. Alcuni dei più conosciuti esponenti di queste comunità sono:
Tyson Fury, attuale campione del mondo dei pesi massimi nel pugilato, ha sofferto di depressione.
Demi Lovato, attrice e cantautrice di fama mondiale, soffre di disturbo bipolare
Micheal Phelps: nuotatore di fama internazionale e atleta olimpico più decorato della storia, soffre di ADHD.
Ma quali conclusioni dobbiamo trarre da questa riflessione? Anzitutto è necessario realizzare che i social network possano aiutare chi soffre di queste patologie nel farsi conoscere ed accettare, nonostante una demonizzazione da parte dei media (come si è visto soprattutto in tempi recenti col servizio del Tg1 sulla presentazione del libro "CocaWeb" del senatore Andrea Cangini), ed è necessario anche normalizzare l'importanza della salute mentale, sorpassando lo stigma e smettendo di definire "pazzo" chi cerca aiuto psicologico per risolvere queste problematiche.
Articolo di Davide Mander
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